Cristian chiama Christian, per un vestito rosso…

– Buongiorno Christian, qui Cristian di Mademoiseau. Posso disturbare?

– Oh buongiorno! È per l’intervista di cui mi aveva parlato?

– Esatto! Ho visitato da poco la mostra sulla storia della sua Maison, al Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Che meraviglia, lei è proprio il Coûturier du rève! A proposito di francesismi, le dispiace se continuiamo in italiano?

 

 

– Certo che no, l’italiano è la lingua più bella del mondo, molto più bella anche del francese!

[Bisbiglia] Non esageriamo, Monsieur Dior, altrimenti il pubblico capisce subito che questa è una telefonata truccata!

– D’accordo, ha ragione… Dopo il francese allora!

– Così mi sembra più convincente. Bene, se non le dispiace inizio con le domande.

– Ma la prego.

– La prima e la più importante è: lei conosce Outlander?

– Cos’è? Un tipo di internet?

– Ehr… No, Monsieur. È una serie televisiva. Le faccio un breve riassunto, anche se, se ha già parlato con la mia assistente Laura per organizzare l’intervista, le avrà già fatto una testa tanto! Non si salva nessuno ora che è iniziata la terza stagione.

– Mi rinfreschi la memoria…

– In breve: una ragazza del 1946 fa un viaggio in Scozia e, toccando una delle pietre di un cerchio di megaliti, viene trasportata indietro nel tempo, precisamente nel 1745. Dalla Scozia viaggia poi a Parigi, dove cercherà, insieme al marito, di evitare l’insurrezione giacobita…

– …Nella ville lumière (che forse ancora non si chiamava così), Claire, la viaggiatrice nel tempo, viene invitata a Versailles dal Re, dove sfoggia un abito mozzafiato… Le mando una foto via Whatsapp, mi dica se questo vestito le ricorda qualcosa…

– Whatsapp? È anche questo un tipo di internet?

– Ehm… D’accordo, aspetti che suoni il campanello delle notifiche sul telefono e segua le istruzioni…

Dlin!

– Ah ecco, ora pigio… et voilà! Oh ma certo che lo riconosco! O meglio… qualcosa mi dice che dovrei, ma non ne sono certo…

 

 

…Il collo è senz’altro quello di Dovima, dalla penna del caro Yves.

Dior Dovima
Abito per Dovima
Credits: Chuck Szmurlo, Wikipedia commons

 

Dovima e gli elefanti
Dovima e gli elefanti

– Alla sua mostra, Monsieur Dior, e proprio nella stanza di Dovima, e a fianco c’era quest’altro vestito rosso…

Abito rosso, Christian Dior
Abito rosso, Christian Dior

– Ecco perché mi ricorda qualcosa! L’abito rosso della viaggiatrice è un mélange interessante di questi altri due. L’ho disegnato io?

 

Vestito rosso claire
Il vestito rosso di Claire
Fonte: https://goo.gl/cXSi5k

– No, è opera della pluripremiata costume designer della serie, Terry Dresbach. È molto talentuosa, le piacerebbe conoscerla.

Bah ouai! Direi proprio di sì! Suppongo che questa Claire del 1946 volesse aggiungere un tocco per lei contemporaneo a questi vestiti del XVIII secolo. E la fattura mi sembra ottima, non c’è niente di meglio di un abito di alta qualità! In fondo è un po’ quello che ho fatto io. Senza falsa modestia, è quello che dopo di me hanno fatto tutti.

– Cosa vuol dire? Che la nostra moda non è altro che la moda del Settecento rivisitata?

– Beh, caro Cristian, lei è mai stato in guerra? Direi di no, vista la sua giovane età. In guerra non c’è spazio per i fronzoli. Le donne, gli uomini… non c’è più distinzione. So di uno scrittore italiano che diceva “Ditemi se questo è un uomo…” ma credo si potrebbe continuare: “…o una donna”. Perché? Perché paradossalmente davanti alla guerra ci vengono tolte tutte le armature, una alla volta. E via via spogliando, si pensa alla sopravvivenza della persona, non dell’uomo o della donna.

E non dimenticare che, banalmente, le donne dovevano sostituire gli uomini nelle fabbriche e negli altri lavori. Avevano ottenuto degli abiti più comodi, più snelli, più androgini tutto sommato. E queste linee erano un continuo richiamo non tanto a una nuova libertà, quando a una vecchia disgrazia, vecchia come il mondo, che era tra l’altro il motivo della necessaria comodità. Senza la guerra, avremmo ancora le crinoline. Ah, ricordo ancora quando Carmel Show dell’Harper’s Bazaar mi ha detto dopo aver visto il défilé della mia linea: “Dear Christian, your dresses have such a new look!” E “New Look” è rimasto. Mi fa sempre ridere. Io volevo richiamarmi alle linee del passato, e il mio look diventa nuovo!

– Ci deve pur essere una qualche differenza con la moda del Settecento…

– Certo: gli orpelli, i nastrini, le coccarde… Via tutto! Solo la donna, solo lei!

– … e una gabbia di crinolina intorno ai fianchi!

– Che amplifica la quotidiana grandezza della nostra protagonista. Immagino che per indossare un tale vestito ci saranno stati moltissimi accorgimenti e adattamenti alla sceneggiatura. Per esempio, impossibile bisbigliare tra commensali!

– Le piace la settimana enigmistica, Monsieur Dior?

– Solo i rebus.

– Be’, quello che le propongo non è un rebus, ma un “Trova le differenze”. Glielo lascio per la sua serata, come regalo per questi spunti interessanti.

– Grazie a te allora, Cristian, con l’accento sulla ‘i’.

– Grazie a lei, Christian, con l’accento sulla ‘a’.

– La prossima volta che chiami uno stilista, ricordati anche di chiedergli delle scarpe…

 

La giacca Bar
Christian Dior: “Bar”, giacca e gonna, seta e lana, 1947
Credits: The Met Museum
Claire di Outlander nel primo look della stagione 2, ambientata a Parigi
Claire di Outlander nel primo look della stagione 2, ambientata a Parigi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bonus per gli appassionati della serie: ecco tutte le ispirazioni degli stupendi vestiti di Claire!